blog per gli amanti della citta' partenopea una dalle piu' belle del mondo. orgoglioso di essere napoletano. grazie dio.
giovedì 26 novembre 2009
Masaniello rivoluzionario o' pazzo?
7-16 Luglio 1647
I dieci giorni della rivoluzione partenopea.
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Piazza Mercato nel 1647
L'infanzia
La rivoluzione
Il mito
Masaniello:
Piazza Mercato nel 1647
Piazza Mercato (D.Gargiulo)
Prima di esaminare i dieci giorni che sconvolsero il Regno, dovremo dare un'occhiata a cio' che era Piazza Mercato nella prima meta' del 1600. Logicamente l'aspetto era un po' diverso dall'attuale. Di sicuro sappiamo una cosa: non era uno spettacolo piacevole per gli occhi e per il naso. La parte che percorreva il perimetro della piazza, dove erano le botteghe, era ricoperta di pietre del Vesuvio (inselciato). Il resto erano pantani di terriccio e fango. I contemporanei scrissero che addirittura vi gironzolavano liberamente porci ed altri aminali che di certo non contribuivano all'abbellimento della piazza. Tutta l'area era un brulicare di bancarelle con esposti ogni tipo di mercanzia. In molti casi "l'esercizio" faceva anche da casa. Quasi al centro della piazza vi era la sezione dedicata alle esecuzioni delle sentenze. Forca ed altri strumenti di tortura erano in bella mostra pronte ad essere usate a furor di popolo. La chiesa del Carmine faceva bella mostra di se' dominando la piazza, oggi e' coperta da un edificio in cemento armato. Spesso venivano montati piccoli palchi in legno su cui si esibivano saltimbanchi e commedianti. Vicoletti di ogni larghezza si diramavano, e si diramano ancora oggi, in ogni direzione. Quello che piu' risaltava erano gli affollamenti vicino alle baracche in cui venivano pagate le gabelle, riscosse con avara arroganza dai gabellieri al servizio del Vicere' per riempire le casse di Madrid e le tasche dei nobili, che con altrettanta arroganza, maltrattavano il popolo oppresso. Una situazione ben lontana da quelle che furono poi le conquiste della Rivoluzione Francese di uguaglianza, liberta' e fraternita'. E' in questo scenario che il 20 Giugno 1620 nasce Masaniello.
Chi era masaniello?
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Masaniello Il 29 Giugno 1620 in Vico Rotto al Mercato nasce Tommaso Aniello d'Amalfi (detto Masaniello) da Francesco d'Amalfi e Antonia Gargani. Va subito chiarito un fatto: d'Amalfi indica il cognome e non il luogo di provenienza. Poche, confuse ed a volte discordanti sono le descrizioni dell'aspetto fisico di Masaniello. Comunque molto probabilmente era basso di statura, bruno di carnagione, capelli castani con un piccolo codino dietro la testa e, appena visibili, un paio di baffetti che molti contemporanei dicono biondi. Vestiva sempre con abiti da umile pescivendolo: camicia e calzoni di tela con un cappello rosso alla marinara e camminava sempre scalzo. Solo durante il periodo del suo "regno" lo vediamo in abiti bianchi con un coltello o un piccolo bastone tra le mani.
Troviamo anche molte rappresentazioni pittoriche di Masaniello (a volte discordanti anch'esse) poiche' molti pittori dell'epoca facevano parte della "Compagnia della Morte" il cui capo Aniello Falcone con Salvator Rosa, Micco Spataro (il suo vero nome era Domenico Gargiulo), Andrea da Lione ed altri facevano strage di spagnoli per le strade di Napoli. Nel 1641 sposo' la bellissima Bernardina Pisa. Essendo figlio di pescivendolo non poteva che seguire le orme paterne dedicandosi anche al piccolo contrabbando servendo nobili che lo malpagavano e spesso lo maltrattavano.
Bernardina Pisa
Molti maltrattamenti li subì insieme alla moglie durante le notti passate in galera perche' scoperto dai gabellieri. Chissa' quante volte Masaniello medito' vendetta. Una vendetta che esplodera' durante i giorni del suo regno.
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La rivoluzione
Don G.Genoino Tutto inizia nei primi di Giugno del 1647 quando Masaniello, grazie alle sue doti di abilta' al comando fu incaricato di istruire un gruppo di giovani lazzari a fare la parte dell'esercito degli infedeli (Alardi) nella festa della madonna del Carmine che si sarebbe fatta di li a pochi giorni. Molto probabilmente Masaniello fu contattato in segreto anche da Don Giulio Genoino, vera mente della rivoluzione.
Masaniello
(Aniello Falcone)
Questi era un vecchio sacerdote ed insigne giurista che cadde in disgrazia una ventina di anni prima perche' tento' una prima sollevazione popolare con l'intento di equiparare i diritti dei nobili con quelli del popolo. Ma il fato volle che la mente di Masaniello non reggesse ad una simile responsabilita', e gli equilibri psichici si spezzarono. Molti dubbi, anche validi, sono stati espressi circa la presunta follia di Masaniello. Un potere che nessun umile pescivendolo si sarebbe mai sognato di avere. Poter legiferare a proprio piacimento dall'alto di un tavolato montato proprio sotto casa sua da commedianti che avrebbero dovuto esibirsi. Parlare ai nobili con pari dignita'. Essere chiamato Signoria Illustrissima da Doria. Essere a capo del corteo del Vicere' di Palermo su di un cavallo bianco con un vestito bianchissimo ed un cappello di piume. La stessa moglie Bernardina, definita la Regina del popolo riceveva riverenze da nobili e prelati.Era molto amato dal popolo, che vedeva in Masaniello il riscatto di secoli di oppressioni e di ingiustizie. Molti furono gli amici ed altrettanti furono i nemici.
Masaniello
I moti insurrezionali iniziarono Domenica 7 Luglio 1647 quando Masaniello e suo cugino Maso, nei pressi di S.Eligio inscenarono una ribellione contro le sempre piu' pressanti gabelle sulla frutta.
Al grido di "Viva il Re, abbasso lo malgoverno" ed aiutato anche dal fratello Giovanni, distrussero molti "posti" dove si pagavano le ingiuste gabelle e, cosa che eccito' il popolo, fu distrutta la casa dell'infame gabelliere Girolamo Letizia nei pressi di Portanova.
Il duca D'Arcos
Nei giorni successivi il Vicere' si vide costretto a dare sempre maggiori concessioni al popolo per opera di Masaniello guidato da Genoino che lo istruiva sul da farsi durante i loro incontri segreti al Carmeniello. Grandi momenti di gloria ebbero coloro che erano vicini a Masaniello. Bernardina, la moglie, venne piu' volte invitata al palazzo da cui scendeva carica di doni preziosi. In uno di questi incontri, a tu per tu con la Viceregina le disse :"Vostra eccellenza e' la Viceregina delle signore, io sono la Viceregina del popolo". Il potere di Masaniello diventa tale che il Cardinal Filomarino ed il Vicere' Rodrigo ponz De Leòn duca D'Arcos sono costretti ad accettare le sue condizioni: abolizione delle gabelle ingiuste e ripristino dei privilegi concessi da Carlo V (confidenzialmente chiamato Colaquinto).La rivoluzione ha vinto!
Il potere di Masaniello non ha piu' ragione di esistere: ma lui non ne vuole sapere, inizia a diventare pericoloso anche per coloro che inizialmente erano suoi amici come Genoino. Per fermarlo bisogna solo ucciderlo. Molti tentativi furono fatti.
Il bandito Perrone Fu anche incaricato dal duca di Maddaloni,il famoso bandito Perrone che finira' con la testa conficcata in una lancia e portata in trionfo. Il duca non si trova, viene trovato il fratello Peppe che viene preso da Michele de Sanctis, macellaio, che, con un sol colpo gli recide la testa e la porta a Masaniello. Questi capisce che la sua vita e' davvero in pericolo.
Cadra' nella trappola. Grandi tavolate vengono organizzate in suo onore dal Vicere' e dai nobili.
Il Cardinal Filomarino
Tavolate in cui il vino scorre a fiumi, e Masaniello ne beve molto, troppo. C'e' bisogno che il popolo arrivi ad odiare Masaniello, ma come? Facendolo impazzire. La Roserpina (un potente allucinogeno molto usato dagli spagnoli) fa al caso (e' una delle cause ipotizzate anche se la piu' accreditata e' la pazzia improvvisa). Viene messo in quel vino tanto bevuto in quelle tavolate. Iniziano a comparire i primi segni di follia. Una delle ultime "magnate" avviene a casa di Onofrio Cafiero. La tavola e' piena di traditori, ed il vino avvelenato scorre. Il giorno dopo (il 15 Luglio) avviene la stessa cosa. L'epilogo si ha il 16 Luglio, Martedì nel giorno della Festa del Carmine
Il mito
La rivoluzione (D.Gargiulo)
L'ultimo giorno del suo regno (e' il 16 Luglio, giorno della festa del Carmine), Masaniello affacciandosi alla finestra di casa sua, pronuncio' uno dei suoi ultimi discorsi. ""Popolo mio....", così iniziava sempre, "ti ricordi, popolo mio, come eri ridotto..."
Descrivera' tutti i vantaggi ottenuti con il suo governo. I privilegi, le gabelle tolte. Ma sa benissimo che presto verra' ucciso, ed e' proprio questo il rimprovero. Vigilare sulle liberta' ottenute. In questo discorso si vede un Masaniello ridotto pelle ed ossa, gli occhi spiritati. Qualcosa e' cambiato nel suo fisico, qualcosa di grave. E questo qualcosa riprendera' possesso della sua coscienza e lo portera' a concludere il discorso in maniera farneticante, compie gesti insulsi, si denuda, tanto che il popolo venuto ad ascoltarlo, lo fischiera' e lo deridera'. Corre verso la chiesa del Carmine. Si porta sul pulpito, ma la sua mente e' sempre piu' annebbiata. Verra' portato in una delle stanze del convento. Ma il suo nemico Ardizzone con dei suoi compari lo trovano e lo uccidono con 5 archibugiate. Uno di loro, Salvatore Catania, gli stacchera' la testa con un coltello e la portera' al Vicere' come prova. Il corpo fu gettato nelle fogne. Ma il popolo si rese conto presto di aver perso un capo, un riferimento, la guida che aveva dato la vita per loro : si sentirono soli. I resti mortali di Masaniello verranno ricomposti e degnamente sepolti nella chiesa del Carmine. Ma verranno, dopo circa un secolo, tolti e dispersi da Ferdinando IV per timore che il mito di Masaniello potesse rinascere. I nemici o coloro che lo vollero morto moriranno tutti. Da Genoino a Maddaloni. La rivolta verra' sedata con l'arrivo di Giovanni D'Austria. La moglie Bernardina, rimasta sola, per mangiare si diede al mestiere piu' vecchio del mondo: prostituta in un vicolo del Borgo S.Antonio Abate. Quì verra' piu' volte picchiata a derubata dai soldati spagnoli suoi clienti. Morira' di peste nel 1656.
Cio' che resta di Masaniello e' una lapide nella chiesa del Carmine, una statua nel chiostro ed una piazzetta a suo nome formata da un palazzone in cemento armato. Interessante l'ipotesi di Ambrogio da Licata secondo cui i resti di Masaniello siano poco distanti dalla chiesa: nel porto a circa 10 metri di profondita' proprio sotto un silos. Il mito di Masaniello attraversera' tutta l'Europa, dall'Inghilterra alla Polonia e sara' sempre sinonimo di liberta' ed eguaglianza. Quella liberta' e quella eguaglianza conquistata con la Rivoluzione Francese.
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