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giovedì 26 novembre 2009

le origini della maschera di pulcinella.













Pulcinella è degno compare di Arlecchino e talvolta il suo rivale, specie negli intrighi d'amore. Pulcinella é fra le maschere più popolari e simpatiche ed è il simbolo di Napoli e del suo popolo. Pulcinella impersona lo spirito genuino, fatto di arguzia di spontaneità e di generosità. Appare sulle scene nelle vesti di un servo furbo e poltrone, sempre affamato e alla ricerca di qualcosa da mettere sotto ai denti. Pulcinella si adatta a fare di tutto oltre al servo; eccolo di volta in volta, fornaio, oste, contadino, mercante, ladruncolo e ciarlatano, che ritto su uno sgabello di legno, in uno spiazzo fra i vicoli di Napoli, cerca di smerciare i suoi intrugli "miracolosi" a quanti gli stanno attorno a naso ritto, richiamati dalla sua voce chioccia e dai suoi larghi gesti delle braccia. Credulone, litigioso, arguto, un po' goffo nel camminare, Pulcinella é in continuo movimento, sempre pronto a tramare qualche imbroglio o a fare dispetti. Ha anche un carattere mattacchione e, quando qualcosa gli va per il verso giusto, esplode in una danza fatta di vivaci e rapidi saltelli, di sberleffi e di smorfie gustosissime a vedersi. Una cosa però che non riesce mai ad imparare é a starsene zitto quando dovrebbe e proprio per questo é rimasta famosa l'espressione "é un segreto di Pulcinella" per dire di qualcosa che tutti sanno. Ma anche questo fa parte del carattere napoletano di Pulcinella: combattere, con spirito allegro e generoso, contro tutte le avversità e le durezze che si presentano nella vita di tutti i giorni.





Le origini [modifica]
La maschera di Pulcinella è stata inventata ufficialmente dall'attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento. Le origini di Pulcinella sono però molto più antiche. Le ipotesi sono varie: c'è chi lo fa discendere da “Pulcinello” un piccolo pulcino perché ha il naso adunco; c'è chi sostiene che un contadino di Acerra, Puccio d'Aniello, nel '600 si unì come buffone ad una compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese. Altri ancora, come il Bieber vanno ancora più indietro nel tempo fino al IV secolo e sostengono che Pulcinella discende da Maccus, personaggio delle Atellane romane. Maccus rappresentava una tipologia di servo dal naso lungo e dalla faccia bitorzoluta, con ventre prominente, che indossava una camicia larga e bianca e il cui volto era coperto da mezza maschera.

Le Atellane [modifica]
Il Bieber nel 1961 fa risalire questa maschera a Maccus personaggio delle farse popolari romane chiamate Fabulae Atellanae perché la tradizione le vuole nate nel IV secolo nell'antica Atella, una città osca e poi romana a sud di Capua. Tale fatto è stato ipotizzato ma non vi è nulla di certo [1]

Altri fanno risalire la maschera ad un altro presonaggio delle Fabulae Atellanae: Kikirrus, una maschera teriomorfa (che nell'aspetto ricorda un animale) che, infatti, ricorda già nel nome il verso del gallo. Quest'ultima maschera ricorda più da vicino la maschera di Pulcinella.

Le Atellane furono una tipologia di spettacolo molto popolare nell'antica Roma, potremmo paragonarle all'odierno teatro vernacolare o dialettale apprezzate soprattutto da un pubblico di basso ceto. Maccus rappresentava ora il sileno ora il satiro, in qualche caso la tipologia del servo con un lungo naso e la faccia bitorzoluta, camicia larga e bianca, Maccus portava una mezza maschera, come quelle dei comici dell'arte, aveva il ventre prominente e recitava con voce chioccia.

Il nome [modifica]
Puccio d'Aniello era il nome di un contadino di Acerra reso famoso da un presunto ritratto di Annibale Carracci, dalla faccia scurita dal sole di campagna ed il naso lungo, che diede vita al personaggio teatrale di Pulcinella. Pulcinella ha incarnato e continua ad incarnare il tipo napoletano, ancora oggi all'estero, il personaggio che, cosciente dei problemi in cui si trova, riesce sempre ad uscirne con un sorriso, prendendosi gioco dei potenti pubblicamente, svelando tutti i retroscena. Altri autori attribuiscono l'origine del nome all'ermafroditismo intrinseco del personaggio, ovvero un diminutivo femminilizzato di pollo-pulcino, animale tipicamente non riproduttivo, del quale in un certo senso imita la voce. In tale accezione Pulcinella si riconferma come figura di tramite uomo-donna, stupido-furbo, città-campagna, demone-santo salvatore, un dualismo che sotto molti aspetti configura la definizione pagano-cristiana della cultura popolare napoletana

Giuseppe Bonito Mascherata con Pulcinella La Commedia dell'arte [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Commedia dell'arte.
Il carro di Pulcinella durante la festa di Piedigrotta a NapoliPulcinella come personaggio del teatro della commedia dell'arte nasce ufficialmente con una commedia del comico Silvio Fiorillo: La Lucilla costante con le ridicole disfide e prodezze di Policinella, scritta nel 1609 ma pubblicata soltanto nel 1632 dopo la morte dell'autore.

Silvio Fiorillo, che già era famoso con il personaggio di Capitan Matamoros, con Pulcinella, probabilmente, risuscita un personaggio già presente nella tradizione del teatro napoletano. Calcese eredita la maschera da Fiorillo.In altri testi è Michelangelo Fracanzani ad ereditare la maschera da Calcese.

Polichinelle francese con doppia gobbaIl nome di Pulcinella è cambiato nel corso degli anni, anticamente era Policinella, come si vede dal titolo della commedia di Fiorillo, o Pollicinella. Partito da Napoli in compagnia di altri personaggi come Coviello, Pascariello e una lunga fila di capitani vanagloriosi come Matamoros e Rodomonte che parlavano una lingua franca a metà tra il napoletano e lo spagnolo, Pulcinella con Silvio Fiorillo approdò nelle grandi compagnie comiche del nord e divenne l'antagonista di Arlecchino, il servo sciocco, credulone e sempre affamato di quella fame atavica dei poveri diavoli.

Anche nell'aspetto Pulcinella è cambiato nel corso dei secoli, la sua maschera è stata chiara o scura a seconda dei periodi, il pittore veneziano Giandomenico Tiepolo lo dipinge in ambedue i modi, ma siamo già nel XVIII secolo. Nel 1621 nella raccolta d'incisioni intitolata I Balli di Sfessania, il francese Jacques Callot rappresenta il suo Polliciniello con la maschera bianca, il ventre prominente diventa una gobba, anzi spesso una doppia gobba, come nella versione francese, altre volte la gobba scompare come nei disegni del pittore romano del '700 Pier Leone Ghezzi dove è rappresentato con la maschera nera.

Comunque la più importante raccolta di lazzi pulcinelleschi rimarrà quella del seicentesco Padre Placido Adriani (Lucca fine sec. XVII-? dopo il 1736). A Napoli, all'inizio del Settecento, la fortuna del personaggio di Pulcinella ha bisogno di uno spazio proprio, per questo verrà costruito appositamente un teatro per le commedie in dialetto: il San Carlino dove lavoreranno famosi Pulcinella come Petito e Altavilla.

Forse l'aspetto del Pulcinella che conosciamo oggi è quello dei disegni di Ghezzi, filtrati attraverso il costume che per anni indossò il più longevo e prolifico attore di farse pulcinellesche: Antonio Petito. Addirittura si è ipotizzato che la forma della maschera, in particolare nelle versioni più recenti, interpreti un comun denominatore delle caratteristiche somatiche (e craniometriche) che contraddistinguono il popolo dei vicoli. Nello studio, La vera storia del cranio di Pulcinella, una serie di caratteristiche somatiche, come le arcate sopracciliari pronunciate e gli occhi incavati,si suppone siano tramandate con grande frequenza nei fitti e chiusi microsistemi dei quartieri popolari di Napoli.

Pulcinella nel teatro dei burattini [modifica]
Pulcinella, personaggio di un teatro di burattiniAl di là della Commedia dell'Arte il personaggio di Pulcinella si è sviluppato autonomamente nel teatro dei burattini, di cui è ormai l'emblema.

Il Pulcinella burattino non è più servo e servitore, ma un archetipo di vitalità, un anti-eroe ribelle e irriverente, alle prese con le contrarietà del quotidiano e i nemici più improbabili. Il Pulcinella delle guarattelle è un protagonista assoluto, che affronta e sconfigge tutti i suoi avversari.

Pulcinella famosi [modifica]
G.D. Tiepolo Pulcinelli acrobatiAltri Pulcinella famosi, oltre Fiorillo, furono:

Andrea Calcese, che può essere considerato il primo vero Pulcinella della storia, in quanto il suo maestro Silvio Fiorillo fu l'ideatore della maschera. Calcese indossò la maschera per la prima volta nel 1618. Il suo stile recitativo era impostato sulla improvvisazione, il che consisteva nell'inventare continuamente lazzi e battute senza alcun schema.

Michelangelo Fracanzani che nel 1685 inventò, ad uso e consumo delle scene parigine il personaggio di Polichinelle. Fracanzani era nipote del pittore Salvator Rosa che anche lui saltuariamente si esibiva come dilettante nei teatri di prosa dell'arte con un personaggio da lui inventato, un zanni napoletano di nome Formica.

Vincenzo Cammarano, detto "Giancola", siciliano di nascita ma napoletano d'adozione, fu un glorioso Pulcinella, il più grande del settecento, amato dal popolo napoletano e persino dal re Ferdinando IV, che spesso sbeffeggiava, attribuendogli il nomignolo di "Re nasone". Pare che i due si conobbero anche e come testimonia il film del 1959 "Ferdinando I re di Napoli", dove Peppino De Filippo è il re nasone, e Eduardo de Filippo, Giancola. Morirà nel 1809 passando il testimone al figlio Filippo.

Filippo Cammarano (1764-1842), grande Pulcinella, figlio di Vincenzo. Filippo Cammarano si distinse per la sua interpretazione molto popolare e piacque sia ai napoletani che alla corte dei Borboni, fu beniamino di Re Ferdinando II, i suoi rapporti con la corte erano simili a quello dei giullari delle corti medievali. Fu anche scrittore e il primo ad avviare la "riforma" in senso morale della maschera di Pulcinella, nel suo scritto "Pulcinella Molinaro" (1814), ripropone temi e situazioni della commedia dell'arte e dell'opera buffa, ma Pulcinella, pur rimanendo lo sciocco di sempre, vi esprime con forza domande di giustizia.

Pasquale Altavilla (1806-1875) attore e autore dell'800 lavorò accanto a Salvatore Petito lasciando numerose commedie pulcinellesche, alcune delle quali ancora oggi sono rappresentate.

Antonio Petito (1822-1876) fu il più famoso Pulcinella dell'800(e di tutti i tempi), a lui si devono numerosissime farse pulcinellesche, figlio di Salvatore Petito, altro grande Pulcinella, Antonio era quasi analfabeta ma lasciò il più numeroso "corpus" di commedie pulcinellesche che spesso si ispiravano a temi di attualità della società napoletana del suo tempo.

Giuseppe De Martino (1854-1918), entrò giovanissino nella compagnia di Antonio Petito, dove né carpì tutti i segreti. Con la morte di Petito, toccò a lui sostituirlo esattamente quattro giorni dopo.

Salvatore De Muto (1876-1970), l'ultimo grande Pulcinella, indossò la maschera nel 1913, gli diede l'investitura ufficiale il grande De Martino. Vestì i panni di Pulcinella ininterrottamente fino allo scoppio della 2° guerra mondiale, poi cadde nel dimenticatoio, finché il grande Eduardo De Filippo non lo volle all'inaugurazione del teatro San Ferdinando del 1954, nello spettacolo "Palumbella zompa e vola" dove vestì per l'ultima volta il costume. Morirà di miseria nel 1970.

Eduardo e Pulcinella (qui interpretato da Achille Millo)Eduardo De Filippo (1900-1984) vestì spesso i panni di Pulcinella, soprattutto all'inizio di carriera. Nel settembre 1958 a Milano per inaugurare la stagione del Piccolo Teatro mise in scena un felice adattamento della commedia di Pasquale Altavilla Pulcinella in cerca della sua fortuna per Napoli. Nel 1957 scrive Il figlio di Pulcinella, commedia in cui il trickster partenopeo vecchio e servile muore riscattato dal figlio venuto dagli Stati Uniti che ha deciso di togliersi la maschera per non essere più assoggettato.

E inoltre:

Enzo Cannavale (1928), nel 1982 interpreta in Giuramento di Alfonso Brescia un emigrato napoletano a New York che per sbarcare il lunario interpreta la maschera di Pulcinella per feste private e di piazza. Emblematica la fine della pellicola in cui Cannavale-Pulcinella, dopo aver salvato la vita a Mario Merola ed Ida Di Benedetto, pronunzia ad un affranto Nino D'Angelo, prima di morire, la emblematica frase "Pullecenella nun more maje!".

Massimo Ranieri (1951), nella stagione teatrale 1986-87 è stato un raffinato interprete dello spettacolo teatrale "Pulcinella" di Maurizio Scaparro.

Massimo Troisi (1953-1994) fu anche lui un buon Pulcinella, con il film di Ettore Scola Il viaggio di Capitan Fracassa del 1990 portando la sua versione della maschera napoletana sul grande schermo.

Pino Daniele (1955) nel suo album d'esordio Terra mia (1977) interpreta nel brano Suonno d'ajere la parte di un Pulcinella malinconico e rabbioso che, toltosi la maschera (un richiamo alla commedia di Eduardo), pensando al dolore dei poveri e dei diseredati medita un'azione di rivolta.

Esiste anche un Pulcinella cartone animato, personaggio del film Totò Sapore e la magica storia della pizza, che, a differenza del Pulcinella originale, è basso, cammina a piedi nudi e canta una canzone che compare nella scena, quando si ubriaca e sogna di volare insieme ad altri sosia, la canzone s'intitola "Tutta Napule è comm'a 'mme"

Altri Pulcinella famosi, sono da ritenersi gli attori Achille Millo, Gianni Crosio, Tommaso Bianco e anche il grande Nino Taranto.

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